E dunque eccoci qui, di ritorno dalla presentazione alla Libreria Etruria, stremati dalla settimana appena trascorsa e con nessuna voglia di redigere il blog (consci che, fra qualche ora, sarà di nuovo lunedì!).
Qualche parola va detta, e non è solo di ringraziamento o di circostanza per la splendida occasione che mi è stata data di presentare la mia prima pubblicazione in un luogo pubblico.
Niente effusioni o retoriche, oggi.
Oggi si riflette e si lavora, perchè la presentazione di ieri, moderata da una splendida Federica Marchetti (scrittrice di gialli ed esperta di letteratura di genere) è stata ricca di spunti.
Partiamo dalle considerazioni più ovvie: per due esordienti è andata benissimo. C’erano abbastanza persone, qualche amico, la libreria Etruria è bellissima, il clima conviviale (anche se non me lo son goduto, me la stavo facendo addosso!). Una (anche troppo) gentile signora, dopo la lettura di un breve brano di Cacciatori di morte, ha affermato che le ricordava Niccolò Ammaniti.
Non male, tante piccole soddisfazioni. Ivano Petrucci, il mio compagno di strada, è stato poi capace di darmi molti input per il lavoro futuro, anche semplicemente rispondendo alle mie domande (il format era quello dell’intervistra fra autori, cosa niente male). E non è retorica neanche questa: Ivano e Federica hanno toccato dei punti davvero interessanti per il nostro lavoro. Tento di riassumere quelli che più mi hanno colpito:
Romanticus dei è un romanzo molto particolare, di sicuro molto più “ambizioso”, nello spirito, di Cacciatori di morte.
Se infatti il mio “piccolo” è tutto sommato una divagazione sul tema dell’horror classico, che viene contaminato col dramma familare e col romanzo d’ambientazione per svecchiare formule altrimenti un po’ vecchie, come quelle del genere horror, il romanzo di Ivano lavora ancora più di fino. Leggendolo ti sembra che, più che un thriller, tu abbia davanti un romanzo psicologico con l’obiettivo di esplorare i personaggi in relazione ai loro sentimenti e al loro vissuto. C’è un rapporto di coppia tormentato, c’è un medico che deve curare “la lei” del rapporto sopra citato, c’è un marito geloso della cosa, un trattamento psicanalitico di mezzo. Kaboom: Romanticus dei intreccia temi scientifici, medici, intimistici col thriller. Il thriller vero, quello fatto di crimini efferati e di poliziotti che danno la caccia ai colpevoli. Se c’è una cosa che il romanzo fa bene è, dunque, quella di non avere una narrazione banale e di abbracciare altri generi.
Il che può sembrare “normale” (tanti sono i thriller che sono riusciti a farsi passare per romanzi di altri generi mantenendo però il tono di fondo da storia di suspense), ma Romanticus dei riesce, in effetti, a mimetizzarsi molto bene all’interno di altri tipi di storie.
Ecco, il filo rosso della serata è stato proprio il meticciamento di generi differenti, ma anche di linguaggi. Ivano è pittore. Io sono, per formazione, più critico del racconto per immagini che letterario. Entrambi abbiamo in noi la necessità di raccontare guardando ad altre storie, ad altre metodologie di racconto. E questo si riflette anche sulle tematiche, perchè queste storie diventano racconti di genere che vanno oltre il genere, che non vogliono rimanere ancorate all’identità di thriller e romanzo dell’orrore. E questo è un dato non banale.
Questo è un punto forse banale, ma sul quale voglio spendere qualche parola.
Sia io che Ivano amiamo scrivere e ovviamente lo facciamo sperando di poter magari non vivere di questo, ma per lo meno toglierci qualche soddisfazione e aiutarci nel sostentamento anche col ricavato delle vendite.
Tuttavia se lo facciamo è, soprattutto, perchè ci va di perdere tempo dietro alla costruzione di una storia e alla creatività. Mi sembra logico.
Il problema è che l’Italia sta diventando un paese di scrittori.
Siamo tanti.
Siamo tutti consci che non è facile.
Siamo tutti affamati di scrittura, forse perchè abbiamo letto e leggiamo già abbastanza fra università e diletto (ma, in fondo, chi può dire di aver letto abbastanza?). Per non parlare della visione di serie tv e film.
Siamo un popolo più di scrittori che di lettori, sentiamo il bisogno di esprimerci e di tentare di sfondare e sistemarci scrivendo…
Ecco, abbiamo un problema di fondo chiamato necessità di umiltà. Parlo di me, prima che di altri.
Appurato che possiamo fantasticare quanto vogliamo, appurato che possiamo scrivere le nostre storie facendo finta di essere gli Stephen King o i George Martin della situazione (cosa che non siamo e non saremo), bisogna tenere la barra a dritta sul fatto che se scrivi non sei migliore degli altri. Non scrivi per diventare famoso, non scrivi perchè sei un prodigio. Scrivi perchè sei una persona che ama raccontare, ma che attorno a te ce ne sono molte altre, e con queste persone tu non devi rapportarti come rivale o come tizio X che vuole aspirare a diventare Y.
Questo è il nocciolo della questione, questo è ciò che ti deve guidare: se scrivi lo fai per te stesso, perchè sai di avere dentro abbastanza da dire e sai che hai molto da imparare. Anzitutto buttando un occhio sui romanzi di altri esordienti (giuro: appena finito La torre nera vado a caccia di fantasy di autori agli inizi, come me). Poi costruendo piattaforme, progetti, collaborazioni, che ti possano aiutare a lavorare con la narrativa.
- Difficoltà nella pubblicazione
Il contesto editoriale italiano non è facile, e questo lo sappiamo.
Io ho avuto fortuna, perchè la LFA Publisher si prende a cuore le opere di esordienti e le spinge sui propri canali aiutandoti con editing e sistemazione base della storia, ma tante sono le realtà editoriali e tante le cose da perfezionare nella filiera della pubblicazione per esordienti.
Questo lo sapevo.
Quello che mi ha colpito è stato quel che alcuni presenti hanno raccontato ieri. I problemi esistono anche andando verso l’alto, anche andando verso grandi case editrici. Non sto a scendere nei particolari, per vari motivi, ma concludo dicendo che forse noi esordienti non siamo affatto gli unici ad aver problemi.
Ecco, rifessione: riusciamo a immaginare un mercato editoriale e un modo per fare rete fra scrittori, editori e addetti ai lavori innovativo?
Un modello di costruzione del mercato diverso, che parta dal basso, valorizzi i talenti e la qualità e aiuti i creativi a rimanere, come dicevamo prima, umili ma operativi.
C’è molto da fare.
C’è molto da leggere.
C’è molto da giocare con la narrativa.
C’è molto da lavorare con la scrittura tentando di costruire degli elementi di innovazione vera del settore cultura.
Io vedo pascoli verdi in cui inserirci, con molto spazio per nuovi autori, nuove storie, nuove frontiere da raggiungere e oltrepassare per costruire un nuovo ambiente culturale e letterario in Italia.
Credo che aggiornerò molto di più il blog, prossimamente…
Intanto, grazie Ivano, grazie Federica, grazie libreria Etruria.
E’ stata davvero una grande serata.